Tecnologie/Soluzioni
ENVIRONMENT FIELD MARGIN
FUNZIONE
L’Environment Field Margin nasce su anni di ricerca e sviluppo in ambito di sostenibilità e si basa sul ricreare le condizioni ambientali preistoriche, della zona geografica di riferimento, al bordo dei campi coltivati, dedicando il 10% della parte arabile alla natura.
L’esperienza del comprensorio è iniziata a metà degli anni ’90 con l’applicazione estesa dei Regolamenti agroambientali, introducendo boschi ed aree umide su interi appezzamenti e determinando il ritiro di seminativo ventennale su ampie superfici. Il modificarsi degli scenari agro-politici nel tempo, ha suggerito l’idea di integrare l’attività colturale dei terreni con gli elementi agroambientali, limitandone la realizzazione al margine degli appezzamenti in forma di “Environment Field Margin” di larghezza variabile tra i 15 ed i 30 mt; si tratta di elementi complessi ed integrati formati da fasce boscate, radure inerbite con fiori e zone umide che hanno l’obbiettivo di concentrare in uno spazio molto ristretto ecosistemi diversi e ricchi di ecotoni, in grado di sviluppare rapidamente elevati livelli di biodiversità vegetale e animale. In questo modo l’attività agroambientale si limita ad occupare il 10/15% della superficie aziendale, portando con sé i vantaggi naturalistici e paesaggistici già rilevati nell’esperimento del comprensorio e la non trascurabile possibilità di essere replicata in moltissimi altri casi L’integrazione coltivazione/agroambiente ha immediatamente dato luogo a evidenti vantaggi sia in termini ecologici che in termini agronomici; oltre ad una più grande diffusione territoriale in termini di biodiversità, veicolata a rete sull’intera superficie aziendale e da lì proiettata lontano, si sono evidenziati risparmi importanti nella gestione colturale e soprattutto nella gestione dell’irrigazione, in particolare delle risaie.
VANTAGGI
Ciò permette, oltre ad un risparmio economico, di creare una barriera ecosistemica al perimetro dei campi che tende a difendere le colture stesse eliminando l’utilizzo di insetticidi, incrementando la produttività e la qualità del coltivato e riqualificando l’architettura del paesaggio.
La formazione di aree umide sul margine delle risaie ha determinato una più semplice gestione dell’acqua irrigua, con risparmio anche del 70% del tempo dedicato alla distribuzione dell’acqua in azienda; inoltre, la diffusa presenza di nicchie ecologiche a margine dei campi coltivati ha determinato la creazione di un ecosistema completo tale da comportare la totale eliminazione dell’uso di insetticidi sulle coltivazioni per la presenza di insetti predatori positivi in grado di controllare quelli dannosi, oltre a provvedere al contenimento nel numero di zanzare presenti sul territorio, rilevato essere 10.000 volte inferiore al consueto. L’incremento di biodiversità è evidenziato dall’aumento del numero di specie e delle popolazioni di avifauna monitorate settimanalmente. Questo sistema di coltivazione è risultato perfettamente in linea con le esigenze del mercato e sostenibile dal punto di vista economico. Infatti, se consideriamo l’Environment Field Margin realizzato a costo zero, poiché interamente finanziato dai Programmi di Sviluppo Rurale, e prendendo a riferimento le produzioni medie registrate nel periodo 2008/2013 (6 ton/ettaro), i prezzi medi delle varietà di risone localmente coltivate nel medesimo periodo (400 €/ton), i costi medi di produzione
nel periodo 2008/2013 ed i contributi previsti dalla PAC; possiamo osservare un reddito netto per ettaro molto simile a quello con coltivazione tradizionale, con leggero vantaggio economico per la coltivazione di tipo agroambientale, pari a 1.360 €/ha contro i 1.290 €/ha della coltivazione tradizionale di riso. Questi aspetti sono oggi ancora più evidenti in quanto il prodotto agricolo che nasce e cresce in contesti rinaturalizzati ha assunto un notevole valore “commerciale” connesso alla sostenibilità della agricoltura di 4° generazione che permette di vendere il prodotto circa il 40/50% in più rispetto alla coltivazione tradizionale, di fatto non perdendo in produzione per ettaro.
Altri benefici: abbandono fertilizzanti azotati, diminuzione fertilizzanti minerali e abbandono insetticidi, minore consumo di acqua e di combustibili fossili per irrigazione campagne. Attivatore di biodiversità, riduzione danni idrogeologici, diminuzione della contaminazione delle acque e erosione dei suoli, stimolazione della fertilità, assorbimento naturale di CO2 aumentato e quindi lotta al cambiamento climatico e alla desertificazione.
L’integrazione tra natura, attività agricole e umane può essere raggiunta, è sufficiente ricreare una difesa naturale per le coltivazioni ridisegnando nel modo corretto i terreni agricoli.